«Ma è mai possibile che in questo paese si debbano fare leggi su tutto, siamo oberati dalle leggi» è insorto, in lingua veneta, Giovanni Furlanetto (gruppo misto) «Non possiamo mica costringere la signora Maria a farsi il patentino per andare a bruscandoli!». Sulla stessa lunghezza d’onda Stefano Valdegamberi (Futuro popolare), che ha rivendicato «libertà di azione» e interventi di delegificazione, per semplificare la vita ai cittadini. «Sarebbero più efficaci corsi d formazione e di prevenzione sull’uso delle erbe, che non norme di questo tipo che nessuno potrà mai far applicare» ha polemizzato Diego Bottacin (gruppo misto), che ha parlato di legge «inutile». Tant’è che la proposta di legge “Disciplina della raccolta e cessione di piante della flora spontanea”, presentata da Davide Bendinelli (FI) e sottoscritta da Sandro Sandri (Nuovo centrodestra), è stata rinviata in commissione consiliare regionale il 18 novembre 2014.
È in questo contesto istituzionale che, nella primavera del 2015, alcuni soggetti politici sedicenti indipendentisti vogliono inserirsi chiedendo il consenso elettorale ai veneti. E allora vediamo chi sono e che cosa vogliono: Veneti Indipendenti, Liga Veneta Repubblica, Veneto Stato, Chiavegato per l’indipendenza, Progetto Nord–Est, Tea Party Veneto e Pro Veneto sono i soggetti politici che si sono uniti nel Comitato [testuale]: «Noi Veneto indipendente [VEDI QUI] al fine di svolgere unitariamente la propria attività politica, con lo scopo di consentire ai Movimenti Politici Veneti che si riconoscono nel principio di Autodeterminazione del Popolo Veneto di sostenere unitariamente, con ogni mezzo pacifico, legale e democratico, il percorso verso l’indipendenza del Veneto, a partire dal sostegno alla legge referendaria approvata dal Consiglio regionale.» E ancora:
«I Movimenti indipendentisti, altresì, si presenteranno uniti alle prossime elezioni regionali del Veneto previste per l’anno 2015.
I sottoscrittori convengono sulle seguenti linee fondamentali di programma politico ed elettorale:
- a) dare al Veneto un impulso politico istituzionale per rendere concreto il processo di Autodeterminazione del nostro Popolo in una prospettiva di Indipendenza e Sovranità quale moderno Stato europeo direttamente protagonista di relazioni con le istituzioni UE e con gli altri Stati;
- b) dare avvio a una fase Costituente Veneta per la redazione della Carta Costituzionale del Popolo Veneto;
- c) dare risposta concreta alle richieste di governo dei cittadini veneti sulle materie: Sicurezza, Identità e Appartenenza, Solidarietà, Difesa della qualità della Vita, Ambiente e Territorio, Autorealizzazione e Libertà Economica e Sociale, Volontariato, nonché su ogni altra materia di competenza dello Stato Sovrano;
- d) aprire un confronto con tutte le altre organizzazioni politiche che intendono presentarsi alla prossima competizione elettorale regionale, attualmente prevista per il 2015, purché sia condiviso nei suoi punti salienti il nostro principio di autogoverno politico e la piena attuazione del diritto del Popolo Veneto alla propria autodeterminazione.
La partecipazione all’attività politica del Comitato NOI VENETO INDIPENDENTE è aperta a quanti si riconoscono nei suddetti principi, condividendone altresì i metodi, ed auspica il sostegno di tutte le Associazioni, anche non politiche, che sostengono il percorso del Veneto verso l’indipendenza.»
Proviamo ora a commentare tali intenzioni politiche:
1 – Il punto a) non merita particolari attenzioni; si tratta di generiche buone intenzioni. Pare che l’inferno ne sia lastricato. Sono promesse elettorali. Quello che non è chiaro, è il perché per “dare impulso concreto al processo di Autodeterminazione del nostro Popolo” chiedono di sedersi sugli scranni di istituzioni che appartengono allo Stato italiano da cui vogliono scindersi.
2 – Il punto b) è veramente bizzarro. Perché solo dopo essere stati eletti alla Regione Veneto costoro dovrebbero: “dare avvio a una fase Costituente Veneta per la redazione della Carta Costituzionale del Popolo Veneto”? Cosa li ha frenati dal dare avvio a tale processo già nei mesi o anni scorsi? Chi poteva impedirglielo? Nella Costituzione italiana c’è forse qualcosa che permette alla Regione Veneto di darsi una carta costituzionale tale da rendere i veneti indipendenti?
3 – Il punto c) contiene la stessa bizzarria del punto precedente. Cosa si frappone a “Noi Veneto Indipendente” nel prefigurare, proprio con una fase costituente che avrebbe potuto avviarsi tempo fa, tutte le risposte alle quali pretenderebbero di rispondere dopo essere – eventualmente – stati eletti in Regione?
Per esempio, considerato che alcuni di loro si sono dichiarati o si dichiarano federalisti, perché non hanno sino ad oggi esplorato le varie forme di Stato, dalla monarchia assoluta fino alla democrazia rappresentativa. Questi sono tutti mezzi termini, posizioni illogiche ed instabili, che hanno di volta in volta una funzione transitoria o di tappe verso la libertà. Perché non affermano che il popolo, la società, può e deve autogovernarsi, pensare, agire, alzarsi ed arrestarsi come un uomo. Manifestarsi, insomma, nella sua individualità fisica, intellettuale e morale senza l’aiuto di quella specie di sostituti che in passato furono i despoti, o gli aristocratici, e che adesso sono i pretesi “rappresentanti” devoti servitori dei partiti politici che sono puramente e semplicemente demagoghi. C’è da domandarsi: i fondatori di nuovi Stati dovrebbero, al contrario, attivarsi per una Costituzione o un Foedus con un consenso popolare che si ponga al di sopra e al di fuori della monarchia ereditaria, dell’istituzione feudale o della rappresentanza democratica se non come semplice delegazione subordinata in ogni momento all’esercizio della sovranità popolare? Svizzera docet!
4 – Il punto d) diciamolo a chiare lettere per evitare d’essere fraintesi: è un lampante ammiccamento alla Lega Nord, a parole indipendentista, nei fatti attendista. Non staremo qui a fare la storia (deludente) della LN. Diciamo solamente, e per brevità, che nei mesi scorsi la LN ha dichiarato d’aver raccolto 100.000 firme per l’indipendenza del Veneto, salvo poi dichiarare, attraverso il suo segretario Matteo Salvini, che tale indipendenza può benissimo passare attraverso l’autonomia. Tsz! Che dire dello “Zio Tom” Presidente del consiglio regionale veneto che non fa il ribelle, né capeggia rivolte (e ci mancherebbe!), ma pretende d’avere l’indipendenza attraverso le carte bollate? Che dire dello “Zio Tom” Assessore che non fa il ribelle, né capeggia rivolte (e ci mancherebbe!) ma trova nel bilancio regionale i circa 4 milioni di Euro per il referendum sull’autonomia (Legge reg. 15/2014), e pretende 14 milioni di Euro dalle tasche dei contribuenti (quasi non pagassero già abbastanza tasse) per l’indire il referendum per l’indipendenza (Legge reg. 16/2014)? Ci sfugge, poi, completamente la differenza di costi per l’esercizio democratico di un analogo strumento.
Da alcuni esponenti di tale coalizione “indipendentista”, è stato teorizzato proprio sul «MiglioVerde» [VEDI QUI] quanto segue: «L’idea originale del primo tentativo di unità politica nazionale veneta, la fondazione di Veneto Stato, verteva proprio su questo preciso programma: la partecipazione unitaria alle regionali per cominciare il percorso di conquista della principale istituzione territoriale del Veneto, obiettivo propedeutico e necessario alla realizzazione della seconda fase di consultazione popolare sulla scelta di separazione dall’attuale stato ed istituzione di una nuova realtà politica, la Veneta Repubblica. Questo è un programma che io ho giudicato pragmatico, non certo, ma certamente il migliore possibile. Questo è quello che hanno fatto gli altri in Europa, i Catalani, gli Scozzesi, i Baschi, i Fiamminghi: conquistare l’istituzione territoriale e contestualmente lo spazio necessario sui media a trasmettere correttamente il loro messaggio. Per questo per la prima volta in vita mia accettati di fare la tessera di un partito. E Veneto Stato, a quel progetto, è rimasto coerentemente fedele. Sempre.»
Proviamo anche qui a commentare tali intenzioni politiche:
In primo luogo è fuorviante paragonare le istituzioni scozzesi alla Regione Veneto. Gli scozzesi hanno un Parlamento con attribuzioni ed autonomia molto più ampi. Anche la Generalitat de Catalunya non può essere paragonata alla Regione Veneto.
Il Parlament de Catalunya rappresenta l’organo legislativo e di controllo della Generalitat. Il Consiglio Regionale Veneto controlla poco o niente, perché il sistema è tale che la sua maggioranza politica asseconda e ratifica le scelte della Giunta regionale. Il Parlament è rappresentativo del popolo catalano. La funzione legislativa può essere esercitata direttamente da esso, oppure tramite l’approvazione delle proposte popolari presentate alla Generalitat. Ci sfugge se sia mai stata approvata dal Consiglio regionale veneto una qualsiasi legge regionale d’iniziativa popolare. Ma poiché una sola legge d’iniziativa popolare, su le circa 650 depositate, è stata approvata dal Parlamento italiano dubitiamo, e siamo ansiosi e speranzosi che qualcuno colmerà questa nostra eventuale lacuna.
Ad ulteriore differenza la Generalitat de Catalunya ha l’onere economico sull’università catalana. Cosa esclusa alla Regione Veneto. Di più: la Generalitat soprassiede ai Mossos d’Esquadra (in catalano significa Mozzi di Squadra, Ragazzi di Squadra) o Policia de la Generalidad che è il corpo di polizia regionale della Catalogna. Nel 1994 iniziò un processo di sostituzione del corpo della Polizia Nazionale e della Guardia Civil nelle funzioni di ordine pubblico e sicurezza urbana, rimanendo a queste i compiti di pertinenza esclusivamente statale, tra cui il terrorismo, l’immigrazione clandestina e il controllo delle frontiere. È dal 1º novembre del 2005 che i Mossos d’Esquadra hanno piene competenze nella città di Barcellona. La Regione Veneto non ha alcuna competenza simile.
La Generalitat della Catalogna ha anche competenza esclusiva nelle seguenti materie: 1) In materia di ordini professionali, accademie, camere agrarie, camere di commercio, d’industria e di navigazione e altre corporazioni di diritto pubblico che rappresentino interessi economici e professionali. 2) La Previvenza sociale. 3) I Casinò e i giochi. 4) Corrisponde alla Generalitat la competenza esclusiva in materia di diritto civile. Il Diritto processuale. Corrisponde alla Generalitat dettare le norme processuali specifiche che derivino dalle particolarità del diritto sostantivo della Catalogna. 5) L’ordinamento del credito, delle banche e delle assicurazioni. 6) Istituzioni carcerarie ed altro ancora. Si veda QUI il Titolo secondo e gli Articoli 29-42. Ed il bello è che tale documento è reperibile, da decenni, nell’archivio della Regione Veneto. Di più: intorno al 1993/4 l’amministrazione a guida Giancarlo Galan ospitò una delegazione ufficiale della Generalitat, e nel reciproco scambio d’informazioni i veneti furono stupiti dal fatto che le due amministrazioni erano alquanto diverse. Dunque, almeno gli ex Consiglieri regionali oggi sedicenti indipendentisti militanti in “Noi Veneto Indipendente” avrebbero dovuto conoscere tale realtà. Insomma, per non farla tanto lunga, assimilare le istituzioni scozzesi o catalane, per giustificare una “presa di potere” alla Regione Veneto, è assolutamente fuori luogo. Si tratta di istituzioni non comparabili.
Anche pretendere d’essere eletti nelle istituzioni italiane per avere influenza e visibilità sui mass-media, è un’idea alquanto bizzarra. In primo luogo perché questi sono completamente controllati ed asserviti al potere economico-politico oggi dominante; secondariamente, perché proprio il M5S del duo Grillo-Casaleggio dimostra che si può avere visibilità mediatica anche al di fuori dei predetti media.
Prendiamo atto (magari dall’esigua affluenza alle ultime elezioni regionali di novembre 2014) che la gente ha imparato come i cambiamenti delle persone nelle strutture di potere hanno un carattere illusorio e temporaneo. Il ricambio dei dirigenti o delle politiche non altera il carattere oppressivo dell’attuale regime pseudo democratico. Generalmente, serve solo a soddisfare le necessità del momento o le ricomposizioni delle forze per assicurare la continuità del regime. Bisogna guardare negli occhi quelli i cui sogni si sono fatti incubo nel fango delle urne, o quelli convinti di possedere la verità rivoluzionaria e dunque chiamati a dirigere il cambiamento. Tutta questa ostinazione nel voler migliorare la condizione umana dall’alto ha fallito. È ora di abbandonarla. È dal basso, a livello del suolo, che non solo si concepiscono i cambiamenti rivoluzionari ma li si realizza.
Concludendo: siamo indotti a pensare che non è con questi “Zio Tom” che non fanno i ribelli, né capeggiano rivolte (e ci mancherebbe!) che si otterrà l’indipendenza. Questi “Zio Tom” semplicemente si rifiutano di compiere il male che gli viene chiesto. Ed il male estremo, per loro, è l’esercizio della vera democrazia, dove sono i cittadini a dare ordini ai politici, non viceversa. Poiché non vogliono saperne di prefigurare a priori un nuovo assetto istituzionale per poi andare alla secessione con il legittimo sostegno del popolo sovrano, rimane il dubbio che vogliano effettivamente essere eletti alla Regione Veneto per tassare anche la raccolta delle erbe spontanee. Tsz!
Analisi lucida e veritiera. WSM