E’ una piccola guerra, per ora, con enormi potenzialità di crescita. Dall’inizio dell’ondata di proteste antigovernative che si susseguono in Venezuela da oltre un mese, 44 persone sono morte e quasi 2 mila sono state arrestate dalle forze di sicurezza, secondo bilanci presentati da Ong non legate al governo. Il numero di vittime – superiore alla cifra ufficiale della Procura Nazionale, che è ferma a 36 morti – è stato fornito dall’Osservatorio Venezuelano di Conflittualità Sociale (Ovcs), che ha registrato 946 manifestazioni di piazza contro il governo, in tutto il Paese, dal 4 aprile al 7 maggio scorsi. In quanto agli arresti, secondo il Foro Penale Venezuelano (Fpv) 1991 manifestanti sono stati catturati in queste settimane dalle forze dell’ordine, dei quali almeno 635 sono ancora detenuti. A questi devono aggiungersi 97 manifestanti che devono ancora essere portati in tribunale.
Numeri che valgono per qualche ora, poi tendono ad aumentare, visto che ieri, 10 maggio è stato assassinato dalla Guardia Bolivariana un altro giovane studente, Miguel Castillo, ucciso durante la protesta odierna nella zona de Las Mercedes, sull’autostrada Francisco Fajardo. Il regime non ha alcuna intenzione di lasciare, anzi. Una novantina di militari, schifati dai metodi di Maduro, sono stati arrestati e i dirigenti politici vengono continuamente arrestati. Ieri è toccato ad un dirigente di Voluntad Popular, Sergio Contreras. Nello stato di Anzoategui è stato ferito dagli sgherri del regime anche il deputato Omar Gonzàlez.
Si continua a ripetere che “A Maduro resta poco tempo”. Lo dicono diversi esponenti dell’opposizione, tra cui Capriles Radonsky, lo ripetono le decine di migliaia di manifestanti che non hanno alcuna intenzione di lasciare le strade del Venezuela, “costi quel che costi”. Determinante l’apporto dei grupi della “Resistencia” che combattono viso a viso contro le forze dell’ordine. Ormai, e lo scrive il Manifesto, “in Venezuela anche i vescovi hanno respinto l’appello del papa alla pace”. Intanto, in tutto il mondo i venezuelani espatriati organizzano manifestazioni contro la dittatura dalla quale sono fuggiti.
Il socialismo bolivariano? S’è manifestato per quello che si sapeva che fosse: il peggiore degli incubi per la libertà!