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Venezuela, maduro alle strette torna a gridare al golpe americano

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madurodi MARIETTO CERNEAZ

Ufficialmente, la decisione di Nicolas Maduro viene giustificata come “prolungamento dei poteri per fronteggiare la crisi energetica e alimentare che attanaglia il paese”. La verità è, invece, che il presidente del Venezuela, ormai alle strettissime, vuole poteri sempre più speciali per mettere a tacere i ribelli che stanno scendendo a frotte per le strade, ormai esasperati dalle condizioni di invivibilità che sono costretti ad affrontare.

Insomma, si rialza la tensione in Venezuela e Maduro – forte dell’appoggio del Tribunale Superiore – ha decretato lo stato d’emergenza per proteggersi da un “presunto golpe” che sarebbe ordito dagli Stati Uniti, dai quali il Venezuela compra petrolio peraltro.

Il delfino di Chavez non ha precisato il contenuto delle misure, ma ha annunciato un decreto che gli assegna “potere sufficiente” per far fronte al presunto colpo di stato. Secondo Maduro, proprio ieri venerdì c’è stata una riunione a Washington a cui avrebbe partecipato l’ex presidente colombiano Alvaro Uribe per chiedere un intervento dall’esterno in Venezuela. Fonti dell’intelligence statunitense si sono dette estremamente preoccupate per il caos politico ed economico in Venezuela e convinte che Maduro, eletto nel 2013, non riuscirà a concludere il suo mandato di sei anni.

Maduro ha fatto l’annuncio durante un Consiglio dei ministri nel palazzo presidenziale di Miraflores, trasmesso in diretta su radio e tv. L’opposizione incalza il successore di Hugo Chavez mentre il Paese affronta una grave crisi economica, con il cibo che si trova col lanternino, l’inflazione dilagante, l’energia elettrica continuamente staccata e molta, molta violenza ovunque. Maduro continua a ribadire che non lascerà il potere prima della fine del suo mandato e, sempre ieri, ha detto che l’impeachment di Dilma Rousseff in Brasile è un segno che il prossimo sulla lista di Washington sarà proprio lui. Il nuovo decreto garantirà i “poteri speciali” al presidente fino a luglio

Maduro, insomma, ha ritirato fuori il solito “nemico pubblico” americano, chiamato in causa dalla “destra-fascista venezuelana”, tanto caro al suo predecessore. Secondo alcuni analisti, siamo al canto del cigno della tirannia socialista bolivariana.

L’ANNUNCIO DI MADURO

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