Solo per gli accecati dall’ideologia collettivista il Venezuela non è una dittatura. Intanto, ieri, sono ben tre i politici di opposizione arrestati in Venezuela, in un nuovo giro di vite del governo di Nicolas Maduro contro il dissenso nel Paese, devastato da una grave crisi economica causata da Chavez e Maduro.
L’ondata di arresti è cominciata mercoledì notte quando la polizia, su ordine di una nuova struttura “anti-golpe” istituita dal governo socialista che stringe sempre più le maglie, ha arrestato il deputato supplente del Parlamento venezuelano e dirigente del partito oppositore Volontà Popolare, Gilber Caro. Il vicepresidente Tareck El Aissami (fresco di nomina) ne aveva annunciato l’arresto al Canal 8, la tv di Stato, dicendo che la polizia aveva trovato un fucile ed esplosivi sulla sua automobile ad un casello autostradale. Poco dopo, in modo simile, è stato fermato un altro dissidente, un consigliere di Maracaibo, Jorge Luiz Gonzalez. Infine, venerdì, è toccato ad un ex ministro della Difesa del governo Chavez, il generale Raul Baduel, accusato di una cospirazione per rovesciare l’attuale esecutivo.
Anche la Chiesa (nonostante l’incontro tra Bergoglio e Maduro di un paio di mesi fa) non riesce più a tacere quanto accade. La Conferenza episcopale usa parole dure per il Governo del presidente Maduro e in particolare per “l’ostruzionismo al referendum revocatorio del mandato del presidente della Repubblica”, per il “tentativo di limitare i poteri dell’Assemblea nazionale”, “per l’ondata di repressione e persecuzione politica” degli ultimi giorni. Persino Obama, ormai fuori dalla Casa Bianca, ha prorogato il decreto che definisce “il Venezuela come una minaccia”. Trump, da par suo, ha mostrato interesse ai casi di alcuni deputati famosi ancora costretti in prigione (Ledezma e Lopez).
Nonostante qualche giorno fa il parlamento – che è a maggioranza composto dall’opposizione – abbia chiesto di tornare al voto, Maduro se ne frega altamente della tanto declamata volontà popolare e preferisce usare ancor di più la repressione per restare in sella. In questi giorni, peraltro, sta mobilitando l’esercito per alcune, specifiche esercitazioni di guerra. Non sarà certo per vie legali che i venezuelani usciranno dall’incubo che stanno vivendo.
E i media, nonostante la numerosa presenza di italiani o discendenti di italiani in Venezuela, italiani non dicono una parola, come mai?
ESattamente, come mai?