Maduro non riesce proprio a mandar giù la sconfitta alle elezioni dello scorso dicembre, che ha sancito la fine della maggioranza del suo partito al Congresso. La prima mossa che ha adottato per anestetizzare l’assemblea è stata quella di farsi consegnare i “poteri speciali” dal Tribunale Supremo di Giustizia, per risolvere la “grave crisi economica” che il suo governo ha creato, ma le cui basi sono state poste dal defunto Hugo Chavez.
Questa strategia, però, non gli basta, perché il Congresso può comunque legiferare. Quindi? Quindi, sta valutando di chiudere l’organo legislativo eletto prima di Natale, che ha approvato la legge di amnistia per i prigionieri politici.
Maduro ha inoltre posto il veto alla legge di amnistia e ha annunciato che la invierà al Tribunale Supremo di Giustizia (Tsj, composto da giudici vicini al regime) per farla dichiarare incostituzionale. L’alta corte ha già bocciato tutte le leggi varate dopo la dura sconfitta del chavismo nelle politiche dello scorso dicembre. La chiusura del parlamento per Maduro avrebbe lo scopo di “bloccare la strada al golpismo e alla manipolazione dell’Assemblea Nazionale”.
Sulla possibilità che il Parlamento tenti di convocare un referendum per porre fine al suo mandato, Maduro ha detto che “se un giorno la borghesia corrotta arriva al potere grazie alla sua guerra non convenzionale, il movimento rivoluzionario e il popolo intero scenderanno in piazza: sarà una insurrezione civico-militare e io sarò in prima fila per questa nuova rivoluzione”.
Intanto, il governo sta distribuendo – per quel che riesce – borse di cibo convenzionato alle famiglie, ma nel consegnare i viveri chiedono a chi li riceve di firmare un documento nel quale si chiede loro di opporsi alla legge sull’amnistia di cui sopra. Come scrivono i molti militanti della Resistenza al regime venezuelano, “accettare dei sacchetti di cibo in cambio di firme per il regime non fa che prolungare la strage di un popolo”. Non firmare, non accettare l’elemosina insomma. Ma la miseria è ormai dilagante in tutto il paese.
Infine, un ultimo – esilarante aneddoto. Per i prossimi due mesi i lavoratori venezuelani non lavoreranno il venerdì. Si tratta di una delle misure inserite nel piano d’emergenza del governo per risparmiare energia elettrica nell’ambito della grave crisi che sta colpendo il Paese dell’America Latina con l’inflazione galoppante, continui black-out e la mancanza di beni tra cui anche la carta igienica e il sapone. A causa della grave siccità che si è abbattuta sul Venezuela e che ha fatto calare i livelli in 18 dighe delle centrali idroelettriche, il governo ha stabilito che da domani e fino al 6 giugno il venerdì non si lavorerà. La decisione è stata annunciata dal presidente Nicolas Maduro in un discorso in tv durante il quale ha imposto alle industrie statali di ridurre il consumo elettrico del 20%.
Ovviamente, il problema non è il risparmio di energia, ma il fatto che il sistema energetico statalizzato al 100% ha distrutto l’industria del settore e le sue capacità produttive. Nel paese con la maggior riserva di petrolio al mondo!
Orazio, non so di chi è la colpa, ma sta di fatto che il Venezuela è nella m….. Chavez, anche per una aspirina si rivolgeva a medici cubani ed è a Cuba che si sempre fatto curare, quindi è lì che bisogna rivolgersi. Non so quali siano le colpe nord americane, ce ne sono senz’altro, ma il governo di Chavez prima e di Maduro ora sono emersi per la loro incapacità e per il loro alto tasso di corruzione. Il Venezuela è un paese che solo un Perez Jimenez era in grado di governare, ma purtroppo fatto fuori dai nord americani troppo in fretta.
Forse, i problemi non solo a livello internazionale e con l’obbligo ancora vigente di dover utilizzare il dollaro, siano tra i veri problemi cui si dibatte mezzo mondo, a nessuno sembra venire in mente.
Poi, non è una novità che Maduro, sia nei mirini dell’elite, come lo era Chavez, che fu poi assassinato, dovrebbe far comprendere alcune cose….
Quando il socialismo non funziona, in Sud America la colpa è degli americani, in Europa è dei tedeschi.
Qui non è il discorso sul socialismo oppure no… cosa che a me non interessa.
Qui c’è da osservare che tali operazioni, fatte nei confronti di popolazioni sia dell’America Latina che di altri stati come in Europa/Africa/Asia, hanno uno scopo ben preciso.
Non comprenderlo e semplificarlo a tali livelli, non è corretto.