Se legge ‘sta notizia Gianni Minà potrebbe tirarsi un colpo alla tempia: il Venezuela di oggi ha molti più poveri di prima che Hugo Rafael Chavez Frìas arrivasse al governo. Ed è, soprattutto, con l’arrivo al potere dell’autista di bus Nicolas Maduro che i livelli di povertà sono schizzati verso l’alto.
Questo straordinario successo è confermato da tre diversi studi, che giungono alla stessa conclusione, vale a dire quello realizzato da un gruppo di Università pubbliche e private venezuelane, quello del CEPAL (Commissione Economica per l’America Latina ed il Caribe) e persino da un documento ufficiale del Ministero Popolare per la Pianificazione, che sciorina cifre che coincidono sul fatto che nell’ultimo biennio il Venezuela è passato dalla povertà alla miseria. Non è un caso, del resto, che l’Istituto di statistica governativo (INA), quest’anno ha accuratamente evitato di far conoscere i dati relativi ai redditi dei cittadini (ha evitato la pubblicazione), che sono uno dei parametri utili per misurare la povertà un po’ ovunque. L’ultimo dato ufficiale disponibile, quello del 2013, racconta che l’indice di povertà, rispetto al 2012, era salito del 6,1%.
Dunque, se nel 2013 la quantità di indigenti in Venezuela si attestava al 32,1% della popolazione, oggi essa è pari al 48,4%. La conclusione è lapidaria, considerato che sia la Universidad Central de Venezuela (pubblica), sia la Universidad Andres Bello (privata), sia la Universidad Simon Bolivar (pubblica) convergono su questo dato (QUI LO STUDIO).
Finita la cuccagna del petrolio a 100 dollari, insomma, il sistema paese (praticamente fallito) marca il passo. Il PIL quest’anno diminuirà di circa il 20% e il petrolio dovrebbe restare sotto i 50$ al barile.
Probabilmente, i Gianni Minà d’Italia grideranno al complotto imperialista, ma – come riporta il quotidiano spagnolo ABC – anche i chavisti ammettono che l’incremento della povertà c’è stato. Lo fa con la pubblicazione di un indice che misura l’accesso ad una serie di prodotti e servizi di base per il cittadino (NBI, altro indice utile alla misurazione della povertà). Ebbene, al netto di propagandistici elogi della “transizione al socialismo” in atto, ciò che emerge è che il venezuelano si ritrova sempre di più senza casa, senza servizi sanitari di base, senza lavoro, senza educazione e con i viveri contati, dato che da oltre un anno scarseggiano gli alimenti di base e le code ai supermercati (nei quali si entra con una tessera con l’impronta digitale) sono interminabili. Sinteticamente, anche l’indice NBI (governativo, qui il documento) conferma che la povertà è aumentata di un punto percentuale almeno. Non solo, il Venezuela è l’unico paese del Latinoamerica dove la povertà è aumentata.
Proprio ieri, però, è riapparso Fidel Castro, che ha pubblicato una lettera in difesa e sostegno di Nicolas Maduro. Tutto quadra, chi meglio di lui sa cosa significa far vivere in miseria un’intera popolazione per 50 anni di fila? Mala tempora currunt a Caracas e dintorni.
Uno spreco incredibile.
Un posto ricco e potenzialmente prospero che la politica ha condotto alla miseria nera.
Non durerà ancora per tanto tempo.
Qualcosa di traumatico capiterà, nella tradizione dell’instabilità politica sud americana.