In Venezuela la protesta dell’opposizione – come il sit-in nazionale che ha bloccato nelle scorse ore del 24 aprile le principali arterie di traffico del paese – è ormai degenerata in rivolta sociale, apparentemente fuori dal controllo del Governo o delle forze politiche. Infatti secondo le fonti, le proteste di massa sono divenute di proporzioni gigantesche ed hanno innescato violenze.
Le opposizioni hanno proclamato ormai da alcuni giorni ‘La madre di tutte le proteste’ e la situazione nel paese appare sempre più ingovernabile. Almeno 30 le vittime nelle proteste.
Maduro minaccia ritiro da Oragnizzazione Stati Americani Ieri il ministro degli Esteri di Caracas ha minacciato il ritiro dall’Osa, l’Organizzazione degli Stati americani, se i ministri degli Esteri dei 16 Paesi che compongono l’organismo terranno una riunione per discutere della situazione del Venezuela senza dichiarare sostegno al governo. Da parte sua Maduro, ha accusato l’opposizione per le vittime che si sono registrate durante le proteste. “Da quando è iniziato questo assalto al potere ci sono stati 29 connazionali uccisi. Il popolo chiede giustizia”, ha affermato, sottolineando che nessuno può fermare il corso della rivoluzione bolivariana e dicendosi pronto a fare tutto quello che deve, anche dare la vita, per l’indipendenza e il futuro del paese. Secondo il procuratore generale, Luisa Ortega, il numero delle persone uccise nelle proteste, che hanno avuto inizio il 4 aprile, sono almeno 30. La Procura ha dato notizia della morte del 23enne ferito la notte tra lunedì e martedì durante una protesta nello Stato di Lara (Centro Ovest del paese).
Nel mese di caos da quando l’opposizione ha lanciato le dimostrazioni contro il presidente Nicolas Maduro, 13 persone sono morte nelle violenze legate alle dimostrazioni e 11 nei saccheggi notturni, secondo i dati delle Autorità. Il bilancio, destinato ad aumentare, è stato fornito dalla Procuratrice Generale, Luisa Ortega Diaz, che ha denunciato anche molti casi di arresti irregolari, come i 38 oppositori fermati dalla Guardia Nazionale nello stato di Nueva Esparta, che comprende le isole al largo del Mare Caraibico per i quali non è stato redatto alcun verbale che spiegasse la flagranza di reato. La Procuratrice ha invitato le forze dell’ordine al rispetto delle procedure, limitando il ricorso agli arresti.
L’allarme nel paese è tale che il presidente Maduro sta cercando di riattivare le trattative con le opposizioni dopo che sono riuscite a portare in piazza 6 milioni di persone in un solo giorno su una popolazione di 30 milioni di abitanti. Il Vaticano potrebbe provare a mediare a condizione che il Governo di Nicolas Maduro accetti le condizioni fissate lo scorso dicembre dal Cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin.
Mentre a Caracas e nelle altre principali città venezuelane si susseguono le mobilitazioni di piazza dell’opposizione – le fonti parlano di numerosi morti e centinaia di feriti in tutto il paese ma il numero preciso allo stato attuale è incerto – nelle capitali latino americane la diplomazia lavora per risolvere la questione ed al centro delle iniziative ci sarebbe come principale mediatore Papa Francesco.
A dicembre dello scorso anno, il Cardinale Parolin con una lettera trasmessa a Maduro, aveva per la Santa Sede inviato 4 richieste al Governo venezuelano: autorizzazione all’invio di assistenza umanitaria; un calendario elettorale stabilito in modo chiaro; restituzione delle prerogative al Parlamento e liberazione dei prigionieri politici. La missiva era stata presa non molto bene dal Governo ed il Segretario di Stato vaticano era stato accusato, per bocca di Diosdado Cabello numero due del Chavismo, di essere alleato della ‘oligarghia imperialista’ ma ora le 4 richieste avanzate dalla Santa Sede sono state raccolte in un documento sottoscritto da 12 paesi latinoamericani che hanno espresso una posizione comune rispetto alla crisi di Caracas: Argentina, Brasile, Cile, Colombia, Costa Rica, El Salvador, Guatemala, Messico, Panama, Paraguay, Perù, Uruguay. Tutti d’accordo sul fatto che in Venezuela c’è un costante degrado della situazione politica ed istituzionale, dove la crisi tra Esecutivo e Parlamento si sta consumando nel mezzo di una durissima crisi economica che sta provocando episodi di saccheggio e rivolta sociale.
Secondo i calcoli del Fondo Monetario Internazionale (FMI), nel rapporto annuale sul Venezuela, inflazione e recessione continueranno ad aggravarsi nel paese e l’aumento dei prezzi nel biennio 2017/2018 sfiorerà il 3.000 per cento mentre l’inflazione a fine 2017 raggiungerà il 720 per cento mentre nel 2018 dovrebbe battere il record del 2.068 per cento. Per l’FMI il paese latinoamericano ‘ resta immerso in una profonda crisi ‘ per la quale non vi è via di uscita.