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Verso le regionali. il grande assente e’ il referendum sull’indipendenza del veneto

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di GIANLUCA MARCHI

Referendum-VenetoLe elezioni regionali si avvicinano e i giochi di tattica si sprecano da parte degli attori politici nel tentativo di guadagnare posizione in vista della scadenza. A noi indipendentisti la partita che più interessa è ovviamente quella del Veneto, unica Regione ad essersi dotata di una legge per la celebrazione di un referendum consultivo sull’indipendenza del territorio, legge contestata dal governo e impugnata davanti alla Corte costituzionale che, senza fretta, un giorno o l’altro dovrà esprimersi in merito. Nelle more di questo pronunciamento la legge regionale è in vigore e il referendum potrebbe anche essere celebrato, ma oltre la volontà mancano gli “schei”, i quattrini, che avrebbero dovuto essere raccolti da contribuzioni private, un grimaldello con tutta probabilità messo lì per vanificare il tutto.

Luca Zaia, il governatore uscente con un elevato indice di apprezzamento da parte dei veneti, sicuramente sarà ricandidato. Che sia altrettanto sicuro di vincere è invece un fatto probabile ma non così certo. Oggi come oggi la Lega Nord, attraverso il suo segretario federale Matteo Salvini, minaccia gli attuali alleati, Forza Italia e Nuovo centro destra, che se continueranno nel gioco dei veti e dei condizionamenti, il Carroccio e Zaia correranno da soli e vinceranno sicuramente. Il leader di via Bellerio al momento sembra applicare la strategia dell’elastico, cioè un giorno incontra Berlusconi per porre le basi di una nuova alleanza fra Lega e Forza Italia, che però deve escludere assolutamente Alfano, reo di essere il puntello del governo Renzi, e il giorno dopo gela le attese affermando che l’alleanza è ancora lontana da venire. In questi atteggiamenti il giovane segretario sembra aver appreso molto bene gli insegnamenti di Umberto Bossi, che in tali comportamenti era maestro allo scopo di alzare il prezzo della propria partecipazione (che poi il tutto non abbia prodotto nulla in fatto di cambiamento dello Stato in senso federale e autonomista è un’altra storia…). Alla fine, tuttavia, non è difficile prevedere che il patto a destra si farà e che Salvini in qualche modo digerirà anche Alfano. D’altra parte proprio in Veneto, e anche in Lombardia, la Lega governa proprio insieme al Ncd e, a parte qualche tensione forse più di facciata che di sostanza, non pare che nessuno meni scandalo quando si sta assisi su comode poltrone.

Il Salvini che minaccia una Lega in corsa solitaria si trova, stranamente visti gli ultimi dissapori, in sintonia con il segretario nazionale veneto Flavio Tosi, il quale ha fatto votare dal consiglio nazionale della Liga una risoluzione al riguardo, con l’aggiunta che Zaia e la Lega si potranno avvalere alle prossime regionali solo dell’apporto di liste civiche e auspicando che, in un “partito autenticamente federale, Milano non si intrometta nelle decisioni del Veneto per il Veneto”. Come spiegare una tale convergenza, sebbene con toni un po’ differenti, visto che Tosi e Salvini vengono dati da tempo ai ferri corti, cioè da quando il sindaco di Verona si è reso conto di essere stato scavalcato dal segretario federale nella probabile corsa alle primarie del centrodestra? Anche qui a prevalere per il momento sembra essere la tattica. Tosi sa, ed è difficile dargli torto, che alla fine Salvini siglerà il patto con Berlusconi, magari strappando condizioni che nemmeno Bossi era mai riuscito a ottenere, e in quel momento potrà ergersi a dire che la Liga aveva deciso per la corsa solitaria e che ancora una volta via Bellerio e i cattivi lombardi vogliono prevaricare i veneti. E a quel punto cercherà di giocare sul tavolo il proprio tornaconto politico.

In tutta questa confusione c’è un grande assente, anzi due. Il primo è lo stesso Luca Zaia, che pare assistere come fosse altro alle decisioni che riguardano il suo destino. Zaia è amato, ma sa benissimo che correndo da solo, se da un lato può recuperare una certa fascia di consensi fra leghisti delusi e indipendentisti che rifuggono qualsiasi alleanza con partiti italici, dall’altro può rischiare grosso contro la renziana Alessandra Moretti, soprattutto se nella gara elettorale dovesse entrare un terzo incomodo di Forza Italia. Non avendo scelto, almeno finora, di mettere in campo tutto il proprio prestigio per guidare il processo indipendentista del Veneto, è alla finestra sperando che alla fine Salvini faccia l’alleanza con Berlusconi anche per la sua regione, ma nello stesso tempo non può mettersi apertamente in contrasto con Tosi.

Il secondo grande assente dal dibattito – salvo che per i gruppi indipendentisti che hanno deciso di correre alle regionali in ordine sparso – è ormai il famoso referendum sull’indipendenza del Veneto. D’altra parte prima vengono le careghe del Consiglio regionale, poi chi vivrà vedrà!

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5 COMMENTS

  1. Ognuno ha le sue idee, questo è poco ma sicuro, e Silvano Polo fa un’ analisi apprezzabile se ricondotta in questo preciso momento politico. Personalmente non sarei d’accordo sul futuro della Lega, che prima ha abdicato alla sua storia indipendentista e poi anche all’intero impianto politico federalista. Aver lasciato la via federalista per abbracciare quella unitarista, a mio parere, è stato un colossale errore politico. Avrebbe potuto comunque proporre la via macro regionale, nord, centro, e sud, e così facendo avrebbe almeno mantenuto l’impianto federalista, buttato alle ortiche in cambio di nessun vantaggio politico. Oggi,sarebbe sufficiente una coalizione del movimentismo indipendentista per competere contro la Lega, non lo sarà mai, per colpa di chi ancora personalizza ogni rispettivo movimento, tuttavia, le elezioni regionali apriranno un solco profondo se verrà confermato un dato negativo sull’affluenza, dal quale poi, sarebbe inevitabile ricavare anche la sconfitta della Lega. Come ha scritto bene il direttore manca il primo attore : il referendum Veneto

    • Egregio Dal Col, replico in ritardo a questa Sua a causa di impegni di lavoro di ieri, ma solo per ribadire una mia ormai (e purtroppo…) rassegnata convinzione : IN ITALIA NON CI SARA’ MAI ALCUN REFERENDUM PER L’INDIPENDENZA DEL VENETO, come dubito, del resto, che avverrà anche in Catalogna (le più recenti prese di posizione di Madrid e la “consultazione burletta” di Mas – come ho già commentato – che ha svilito il grande senso democratico ed etico del referendum popolare, ne sono una chiara conferma).
      L’unica, ancora, seppur flebile possibilità è rappresentata dal “precedente” che potrebbe essere invocato nel caso in cui il “Sud Tirolo” (Alto Adige) volesse/potesse richiederlo in forza dei famosi patti di salvaguardia del territorio, firmati con l’Austria, diversamente, è meglio essere sinceri e realisti verso la gente, nelle nostre affermazioni pubbliche. Pertanto, se questo referendum non potrà mai avvenire per quale ragione si continua a menzionarlo, invocarlo e considerarlo come un evento possibile ?
      Così facendo, non si prende in giro, ancora, il Popolo Veneto ?
      Così facendo, non si fa – anche – il gioco del potere centrale tenendo, tutto sommato, buone le masse con la speranza che è possibile e ci “sarà una via pacifica verso la LIBERTA’ ” ?
      Non voglio aggiungere altro, ma invito tutti ad essere più realisti e severi critici razionali sulle proposte che sentiamo fare e anzitutto a “non illudere la gente con impossibili (utopistiche ?) soluzioni future”.
      L’anno scorso (2014) doveva essere il riscatto della Scozia e abbiamo visto com’è andata … e allora cosa ci illudiamo noi Indipendentisti Veneti che non siamo mai riusciti a raccogliere più di qualche punto percentuale nelle elezioni regionali ?

      • Non posso che concordare. Tuttavia, ciò che continuo a chiedermi, è il motivo per cui non si possa tentare una azione politica indipendentista partendo dai Municipi. Il Sindaco di oggi è senza speranza, non ha nessun strumento se non quello di fare l’esattore per conto dello Stato. Quindi, chiedo anche a Lei, che sa bene cosa significhi fare il Sindaco, chi ci impedirebbe oggi di convocare gli stati generali di tutti i sindaci del Veneto ? Chi impedirebbe a un Sindaco, che insieme alla maggioranza dei sindaci del Veneto, approvassero poi una delibera unilateralmente ? Un commissario ad acta ? Un prefetto ? Sarebbe come dire che è stata commissariata la regione e mettere 200-300 commissari prefettizi al posto di un Cittadino eletto, sarebbe come mettere insieme tutti i movimenti che oggi non trovano un accordo per sviluppare un unico movimento. (Grazie per la risposta di cui sopra)

  2. Beh …mi sembra che il tema del referendum sia l’unico punto programmatico d’Indipendenza Veneta. Forse non proprio grande assente…

  3. In tutto quello che abbiamo visto accadere in quest’ultimi mesi è emersa una sola certezza e cioè “la Lega Nord non sarà mai un partito nazionale”, ma presente esclusivamente nelle regioni settentrionali (e non tutte ….).
    La pesante propaganda “antimeridionalista” del passato non può ritenersi cancellata da delle mere scuse, anche se dello segretario in persona Matteo Salvini, perciò, è forse il caso che Salvini si metta il cuore in pace e capisca che il segretario della Lega Nord non potrà mai essere il premier di un governo italiota, anche se è assodato che il consenso che l’ha premiato in questo ultimo periodo è riferito alle sue prese di posizione su temi di attualità (euro, crisi economica, welfare locale, immigrazione, anti islam, etc. etc.) piuttosto che a scelte politiche; del resto è logico se si considera che la Lega è all’opposizione mentre, quando fu al governo, ben poco riuscì a fare e cambiare.
    Se si condivide questa opinione, diventa semplice capire come la figura di Flavio Tosi poteva essere un valore aggiunto interessante per raccogliere consensi nel centrodestra, laddove gli elettori non sono propensi a votare Lega ed è incontestabile che la prova pratica (le ultime elezioni del sindaco di Verona) ne abbia dato conferma con la Lista Tosi. Ma l’intoppo è nato quando Tosi ha deciso di creare un (suo) partito nazionale con i suoi “Fari”, in tal modo inimicandosi i leghisti “duri e puri”, ma iniziando a farsi conoscere a livello nazionale e a raccogliere consensi fuori della Lega. E’ infatti chiaro che la fine politica di Berlusconi e la sua uscita di scena ha lasciato un “vuoto di leadership” di nessuno (finora) è stato capace di colmare e mi riferisco ad Alfano (in primis), quindi Passera (anche se è appena partito), Fitto, lo stesso Tosi e chissà chi altri ancora in futuro.
    Non occorre essere dei profeti per dire che Flavio Tosi non potrà restare dentro la Lega Nord se vorrà davvero aspirare ad un ruolo nazionale (per le stesse ragioni, al contrario, che hanno visto il rifiuto di questo ruolo a Salvini), perciò la “querelle” delle regionali che è stata contrapposta alla eventuale scelta degli alleati di partiti nazionali non ha ragione di esistere perchè il Veneto resta, pur sempre, una regione e in quanto tale, una mera scelta tattica nella più ampia stratetegia politica finalizzata a crescere a Roma (con buona pace per Zaia e gli indipendentisti veneti).
    Per salvare capra e cavoli, come si dice, non è questione di compromessi o di proclami, ma di freddo calcolo elettorale e quindi, in Veneto Luca Zaia può ben essere sostenuto da Lega Nord (ovviamente), Lista Zaia (se vorrà), Rifondare il paese (di Tosi), Forza Italia, Lista Indipendentista (se sarà sufficientemente rappresentativa), Fratelli d’Italia (se saranno tutti d’accordo), anche l’ NCD (tanto è un partito destinato a scomparire o a farsi assorbire); in questo modo è indiscusso che il Veneto sarà tornato ad essere “un” laboratorio politico che può dare interessanti ed utili indicazioni per il futuro, di certo Zaia sarebbe, comunque, confermato governatore.
    Ma quello che potrebbe essere più interessante è che in futuro, Flavio Tosi, potrebbe a sua volta diventare davvero il candidato del centrodestra nazionale in un confronto (primarie ?) con gli altri eventuali competitors, ovviamente, sfumando, ancor più, il suo profilo … “leghista”, ma in totale accordo e convenienza (politica) con Salvini, anzichè in disaccordo, una nuova rottura che provocherebbe altre pesanti ripercussioni nella Lega … ?
    Non vedo sconfitti in questa ipotesi, anzi, molto probabilmente un possibile futuro chiarimento perchè è, ormai, chiaro che la figura di Tosi nella Lega è alquanto contraddittoria.
    Matteo Salvini non sarà mai un leader per il meridione, Flavio Tosi …. forse, ma oggi il centrodestra non esiste più.

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