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Vogliono eliminare la concorrenza fiscale per aumentare l’ingiustizia sociale

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di MATTEO CORSINI

Superare il principio di unanimità è il mantra di chi vorrebbe maggiore centralizzazione delle decisioni a livello di Unione europea, non da oggi. Lo inserisce nella lista delle cose da fare anche il citatissimo rapporto Draghi, ripreso da Franco Gallo per sostenere alcune proposte a mio parere indigeribili (ma potrei dire anche incommestibili).

Secondo Gallo andrebbe superato il principio di unanimità nel campo tributario, in nome di un “ambiente fiscale equo per tutti”.

Il fisco viola il principio di non aggressione, per cui l’iniquità nei confronti del pagatore di tasse è inevitabile. Ma invece di rilevare questa iniquità, i Gallo di questo mondo ritengono che per avere un fisco più equo debba essere ancora più redisributivo di quanto non sia già e, soprattutto, dovrebbe essere superata la “tax competition tra gli Stati”. Il che è curioso, considerando che Gallo prende spunto da un rapporto sulla competitività. Va bene essere competitivi, par di capire, ma non tassando meno rispetto ad altri Stati. Quelle sono pratiche di “concorrenza fiscale considerate dannose e sleali”.

E pare che uno dei mali europei siano le “numerose, rilevanti diversità nella tassazione delle imprese e, in particolare, quelle che si risolvono in regimi generali di bassa tassazione dell’utile societario, applicabili indistintamente a residenti e non”. Quindi i regimi di elevata tassazione pare che vadano bene, al contrario. Il che fa capire in quale direzione dovrebbe andare l’armonizzazione.

Sì, perché con tasse più basse addio alla “giustizia distributiva”, che è una formula ancora più supercazzolosa di quella del fisco equo. E mancherebbe anche “una qualche seria correlazione tra prelievo tributario e giustizia sociale”.

Non ho mai trovato alcuna spiegazione convincente (Gallo neppure si cimenta, evidentemente ritenendo che non sia necessario) di cosa sia la giustizia sociale. Ma qualunque cosa essa sia, Gallo vorrebbe sistemi progressivi con aliquote marginali stile anni Settanta? Sarebbe quella l’armonizzazione necessaria? Sarebbe interessante saperlo.

Sarebbe interessante sapere anche in cosa dovrebbero consistere le “consone politiche economiche e finanziarie di impronta solidaristica” che secondo Gallo dovrebbero essere stabilite a livello comunitario. Il sospetto è che si tratti di ciò che i Paesi del Sud Europa chiedono da anni incassando secchi “no” da quelli del Nord, tipicamente dotati di bilanci pubblici meno scassati.

Gallo sostiene anche che sia necessario “convincerci che le risorse proprie non sono solo il debito. Sono anche tasse europee sulle quali basare l’emissione di debito.” Il fatto è che il debito sarà comunque pagato da tasse prelevate dalle tasche di persone fisiche e giuridiche, sia che si tratti di tasse nazionali, sia che si introducano tasse comunitarie. Il problema è che queste sarebbero per lo più aggiuntive e non sostitutive di quelle nazionali.

Gira e rigira, quando ci si imbatte in “giustizia distributiva” o “sociale”, si sappia che qualcuno dovrà (ri)mettere mano al portafoglio. Non si sa bene per quale colpa, dato che lo si fa per rendere giustizia ad altri…

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1 COMMENT

  1. Credo proprio che Gallo intenda la solita progressività sbandierata dall’l’art. 53 della “carta più bella del mondo”, ove però ci si è guardati bene dal porre un tetto all’arbitrio e alla rapacità con cui le sanguisughe di stato tracciano gli scaglioni.
    Se almeno un tetto ragionevole ci fosse, sarebbe già qualcosa.

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