di LUIGI MARCO BASSANI
La politica si è ormai strutturata su ultrasemplificati canoni rousseauiani, ossia come una serie di costrizioni nei confronti dell’individuo in vista di conclamati benefici collettivi. Con il vantaggio dell’automatismo istituzionale: non occorre credere alla volontà generale per obbedire alle leggi, basta un minimo di prudenza.
Ma proprio questo immaginario scambio fra libertà individuale e benessere di tutti – che ridisegna le nostre convivenze dal Settecento in poi – spiega l’inesistenza di qualunque formazione che chieda voti per ampliare la sfera delle libertà individuali. Sarebbe come giocare a poker senza soldi.
Dal punto di vista politico e culturale ciò che è accaduto in questo non Paese negli ultimi due anni – in breve, il più illiberale regime antiCovid (con i peggiori risultati certificati) che ha incontrato il minor grado di resistenza della popolazione al mondo – è semplicemente paradigmatico di un’accettazione profonda delle mitologie politiche correnti. Vi sono le più alte tasse sul pianeta, viviamo di debiti e abbiamo i servizi più scadenti? La colpa è degli evasori, ossia di chi antepone il proprio interesse al bene collettivo.
Lockdown durissimo con molti contagi e moltissime vittime? In parte demografia e in parte indisciplina popolare.
Popolazione più mappinata e più contagiata al mondo ed emergenza infinita? Non c’entra Speranza, tu mettiti la FPP2 per salire sul pullman che ti porta in spiaggia e non rompere troppo.
L’analisi della realtà avviene sempre con le lenti fabbricate dalla politica stessa, ossia fatte proprio per celare la realtà effettuale della cosa.
Le mitologie politiche giacobine ammannite a popolazioni nei secoli molto servili hanno prodotto un paese bello e spazioso dove scorrono fiumi di latte e miele. Ma solo per la classe al potere con tutti i suoi manutengoli e il proprio aiutantato parassitario
Si arriva sempre al punto dolente.
Alla Spranga.
No spranga, no freedom