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Xi Jin Pin: il mostro comunista paragonabile a Mao, Stalin e Hitler

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di REDAZIONE

Il presidente Xi Jinping sta continuando la sua cruenta repressione contro chiunque e qualsiasi cosa ostacoli il Partito comunista cinese: più sangue viene versato, meglio è. Pechino questo mese imporrà nuove leggi a Hong Kong e Macao, conferendo allo stato poteri più ampi per il sequestro di beni, la negazione del visto e l’espulsione contro coloro che, a suo dire, consentiranno sanzioni straniere.

Questa è una risposta all’aumento delle sanzioni statunitensi ed europee per gli abusi dei diritti umani, spesso genocidi da attribuire a Xi, e l’approccio pirata al commercio: mettere nel mirino le imprese occidentali che cercano di lavorare in Cina.

L’amministrazione Biden ha appena avvertito le aziende statunitensi che la legge cinese sulla “sicurezza nazionale” per Hong Kong rende già pericoloso fare affari nella città insulare un tempo libera.

Pechino sta anche attaccando duramente i suoi giganti della tecnologia in nome dell’applicazione dell’antitrust e della protezione dei consumatori. Il suo Ministero dell’Industria e della Tecnologia dell’Informazione la scorsa settimana ha annunciato un nuovo programma di “rettifica” di sei mesi che si occupa di questioni da “disturbo dell’ordine di mercato” a “connessioni Internet non autorizzate”. La repressione riguarda l’affermazione del potere del PCC sulle aziende che Xi ritiene abbiano troppa indipendenza. Persino il ragazzo dei poster di una volta, Jack Ma, è stato schiaffeggiato duramente.

Nel frattempo, Pechino ha iniziato a perseguitare le famiglie cinesi di coloro che, dall’esilio, criticano il regime comunista. Il New York Times ha riferito la scorsa settimana dell’attivista uiguro espatriato Abduweli Ayup, che afferma che sua nipote è morta l’anno scorso sotto la custodia dello stato. Due dei suoi fratelli erano già stati arrestati e imprigionati, tutto per i suoi sforzi per esporre la difficile situazione degli uiguri nei campi di concentramento torturati.

Radio Free Asia, finanziata dagli Stati Uniti, riferisce che più di 50 parenti dei suoi giornalisti sono stati detenuti in prigione e nei campi. E la sorella dell’attivista uiguro-americano Rushan Abbas sta scontando una condanna a 20 anni con l’accusa di terrorismo.

Ma gli uiguri musulmani non sono certo l’unico gruppo religioso che Pechino sta opprimendo: da anni reprime i cristiani, bandendo i bambini dalla chiesa, abbattendo luoghi di culto, imprigionando pastori e persino modificando la Bibbia per adattarla alla linea del PCC. Xi ha anche intimidito papa Francesco affinché lasciasse che il regime scegliesse i vescovi cattolici.

Pechino ha anche avviato altri campi di concentramento per buddisti in Tibet e continua una campagna spietatamente brutale contro i buddisti etnici cinesi del Falun Gong. Xi non è solo deciso a rendere la Cina più totalitaria, è felice di sprofondare nel sangue come Mao, Stalin e Hitler.

Articolo in ingleseoriginale, New York Post: China’s monstrous Xi continues his crackdown – TRADUZIONE DI AGENPRESS

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